Aguascalientes, la regione dalla quale vi scrivo, è un piccolo stato nel cuore del Messico, distante dalle coste e anche lontano dagli Stati Uniti.
Sulle guide turistiche spesso
Aguascalientes non viene nemmeno segnalato oppure si legge una breve annotazione: “Da visitare in aprile, durante
la feria de San Marcos”. Niente di più.
Tutt'intorno alla capitale, si estende il semideserto, una sterminata pianura dove crescono cactus, e alberi da clima arido come i
mezquite e
pirules. I tramonti sono rossi e arancioni; il cielo pare infiammarsi.
Il
matorral non è un ambiente facile, non ci si può fare scampagnate domenicali perché ci sono spine, serpenti a sonagli e, per molti mesi all'anno, il sole spacca le pietre.
Inoltre, per raggiungerlo, bisogna spingersi oltre l'estrema periferia della città, che è una terra di nessuno, popolata da giovani disoccupati, disorientati, annoiati e spesso anche drogati, che vedendoti con il tuo cestino da picnic, potrebbero farsi venire delle idee e rovinarti la gita.