Costo della leccornia: 42 pesos, circa 2,3 euro. Pago e il cinese pesca il resto da un portafoglio ricolmo di banconote.
Mentre siedo ad un anonimo tavolo del
centro commerciale, mi chiedo dove sta il segreto dei cinesi;
emigrano in tutto il mondo e sono sorprendentemente abili a capire
come funziona il gioco del commercio: souvenir a Venezia, Spritz a
Padova, ristoranti, lavanderie, fabbriche di abbigliamento.
E poi non
dicono mai niente a nessuno; è la popolazione più simile ai fantasmi che abbia mai conosciuto. Ho un'alunna che parla (o dice di parlare) cinese fluente
ma, quando si rivolge in questa lingua ad un cinese, questi si
allarma e dice di non capire.
Mentre assaporo el Puelco pensando a
queste cose, ecco giungere il Buddha della spazzatura.
E' un ragazzo giovane, piccolo di
statura e di pelle color del miele, con la testa rasata. Indossa
un'uniforme verde, pulita e stirata.
Spinge un carrello e fa il giro
dei negozi. Le commesse in tacchi alti gli consegnano scatoloni,
imballaggi e altri rifiuti di cui il negozio intende liberarsi.
Lui,
il Buddha della spazzatura, li riceve, li accomoda nel suo carrello e
prosegue il giro.
Il Buddha è nuovo nel centro
commerciale, prima l'incaricato era un ragazzino molto diverso da
lui. Era uno di quei tipi che in Messico si definiscono con il titolo
di “jodido” o de “hijo de la fregada” che in italiano si
potrebbe tradurre con sfigato o disadattato (o entrambe le cose).
Ricordo che quel tale camminava tutto storto, con
un sorriso cretino in bocca che sembrava dire, “a me la vita non mi
ha dato niente”, ma anche “voltati e ti frego”.
Era, insomma, quel genere di persona
che i naziskin amano pestare e sprangare.
Va detto che qui in Messico è
abbastanza comune il concetto di “vibra”, una specie di energia
che gli esseri umani emanano. Questa energia può essere positiva e
quindi mette tutti nella migliore disposizione o può essere
negativa, come in questo caso.
Confesso che, anche a me, sarebbe
piaciuto allungare di un calcio nel sedere, la lunga lista di
sfortune di quel povero diavolo. Tutto per colpa della “mala vibra”
che emanava.
Ma con il Buddha è diverso. Nonostante
faccia forse il lavoro più umile fra i denigranti incarichi offerti
da un centro commerciale, la sua figura fluttua limpida fra i negozi,
i suoi movimenti sono perfetti ed armonici come il volo di un
uccello, la sua grazia supera quella della donne imbellettate che
curiosano fra gli scaffali, la sua nobiltà oscura il gretto
materialismo dei panzoni in occhiali da sole che conversano con
l'I-phone giocherellando con chiavi di macchine che il Buddha non
possiederà mai.
Il Buddha lavora ma allo stesso tempo
insegna. Insegna senza parole, senza presentazioni Power Point, ma la
sua lezione è ugualmente efficace.
Ci parla della bellezza, della
pace interiore, dell'inutilità di vivere la giornata tormentati da
pensieri, da ambizioni, da sensi di colpa o dall'inadeguatezza;
semplicemente fare e godere di quello che si sta facendo, fondersi
con il proprio lavoro e con la propria esistenza, senza immaginarne
sempre una più grandiosa e irreale.
Questo insegna il Buddha della
spazzatura e la sua vibra si trasmette placida come un'onda di un
lago al maestro di italiano che mangia el puelco e
da lì al blog e da lì a te, lontano, che leggi.
0 commenti:
Posta un commento
Che ne pensi?