Ecco una mia tipica giornata in terra
messicana. E 'sticazzi? Osserverete voi.
Beh, se un giorno fuggirete dall'Europa in
cerca di gloria e soddisfazioni, probabilmente potreste imbattervi in
una routine del genere, almeno per qualche tempo.
Sveglia, ore 6.00
Sorseggio il primo caffè, il cane
arriva e mi saluta a colpi di lingua. E' sempre molto contento di
vedermi la mattina e il suo zampettare festoso intorno a me mi mette
buon umore. Ogni tanto, proprio a quest'ora, facciamo insieme una
passeggiatina per il quartiere ancora addormentato.
A differenza di quand'ero in Italia,
dedico particolarmente tempo e impegno nel prepararmi una buona
colazione in stile messicano a base di uova al tegamino, prosciutto,
pomodori a cui segue yogurt e frutta.
Partenza, ore 7.30
Prendo l'autobus, el camion, e in
compagnia di casalinghe, studenti e operai vado a lavorare. Ricordate
come me la sto sfangando al momento? Sono un maestro di italiano.
Prima lezione, ore 8.00
La prima scuola è una scuola di
gastronomia gestita da uno chef italiano. La scuola è situata in quello che,
una volta, era un centro commerciale, una struttura un po' squallida,
ma la scuola è piuttosto carina.
La lezione dura un'ora e mezzo ed è
piuttosto divertente perché faccio parlare i miei studenti il più
possibile e quindi vengo a conoscenza di una grande quantità di
aneddoti simpatici.
Passeggiata in centro, ore 9.30
Terminata la lezione cammino verso il
centro della città a prendere l'autobus. Il centro è piuttosto
vivace di mattina tuttavia non esiste quella fretta isterica che si
respira in alcune città italiane. C'è tempo per una spremuta
con arance di Vera Cruz e per dare un'occhiata a qualche negozio o libreria.
Arrivo all'università, ore 11.00
Questa è un'ora buona per risolvere
faccende amministrative, andare a parlare con i coordinatori o,
semplicemente, tiro fuori il mio blocco notes e prendo qualche
appunto, scrivo un'idea o pianifico qualcosa. Se non ho proprio
niente da fare, vado a trovare gli “amici”; il vigilante Silvano
che studia scienze politiche che ama parlarmi della filosofia di vita
dei messicani e delle dinamiche del “potere” o la maestra Lorena
che lavora in una biblioteca del dipartimento di lingue. In questo
caso ci scappa anche il caffè.
Seconda lezione, ore 12.00
A mezzogiorno sono in classe, pronto
per la seconda lezione della giornata. Il gruppetto è piccolo e
motivato e l'ora letteralmente mi vola via.
Allenamento, ore 13.00
Dopo la lezione vado alla palestra
dell'università per tirare su qualche peso e farmi una corsetta. La
palestra dell'università è nuovissima e bene accessoriata, inoltre
ha una parete a vetri che da al “Cerro del muerto” una suggestiva
catena montuosa che assomiglia alla sagoma di un uomo disteso.
Pranzo, ore 15.00
E' arrivata l'ora del pranzo. Fra le
varie caffetterie del campus, scelgo la caffetteria nord, in
particolare un negozietto che vende buona pizza e focacce, che
accompagno con la frutta che mi sono portato da casa. Il venerdì è
il giorno de lux, quindi mi regalo anche un caffè americano (gli
espressi, in Messico, mi deludono) e una ciambella stile Homer
Simpson.
Siesta, ore 15.30
Vado nel boschetto di Mezquite poco distante, dove un
genio ha installato discreti altoparlanti che diffondono musica
classica e nell'endorfina dell'allenamento, cullato dalla musica, mi
addormento sotto un albero con la testa appoggiata alla borsa dei
libri. Avete mai visto un prof, all'università che si fa la siesta?
Terza lezione, ore 16.00
Questo gruppo è “el remedial”,
teoricamente è un corso su misura per chi non si sente portato per
le lingue ma deve certificarne una per laurearsi. In realtà la
situazione è meno grigia di come la dipingono. E' un simpatico
gruppetto di assistenti sociali, studentesse di gestione turistica e
una psicologa. La lezione dura due ore. Si ride molto!
Quarta lezione, ore 19.00
L'ultima lezione della giornata è alla
Casa dell'Adolescente, una struttura pubblica vicino a casa. Qui
faccio del volontariato, ovvero non mi pagano. Secondo me è bello impegnarsi in qualcosa gratis, da un'altra percezione al nostro fare.
In
questo caso sono venti ragazzini adolescenti che amano scherzare e
fare cose, specialmente video (in italiano) che poi si passano con
facebook. Il corso è sempre aperto così si infila sempre qualche
ragazzo nuovo che, completamente spaesato, si trova fianco a fianco
con chi parlicchia già. Una volta ho tentato di parlare con i
coordinatori del centro per razionalizzare un po' il corso, gli obiettivi e le
nuove entrate. Mi hanno ascoltato, mi hanno dato ragione e poi niente
è cambiato. Così ho alzato le spalle e mi arrangio. Perché
arrabbiarsi? Siamo in Messico. I ragazzi sono contenti.
Rientro a casa, ore 20.00
Casa dolce casa. Metto su un po' di
musica con Spotify, bevo un tè verde. Poi mi faccio una bella doccia
calda con l'acqua riscaldata con i pannelli solari, cenetta italiana
a casa, o uscita qui vicino a mangiare tacos. Un'occhiata alla posta
elettronica, un po' di libro e un cioccolatino delizioso che si
chiama etiope ed è prodotto da un'azienda messicana: la
Costanzo.
Infine a dormire, come un sasso.
PS: alcune mattine, quando non ho
lezione alla scuola di gastronomia, approfitto per ampliare un po' la
mia rete di conoscenze professionali, informarmi su progetti e nuove
possibilità, insomma costruisco il mio futuro.
PPS: Non so se si è notato ma, in questo periodo, non sono
stressato...
Caro Dario ti è arrivata la mia mail? :-)
RispondiEliminaE' arrivata!
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