Se c'è una cosa bella nel fatto di
vivere in Messico è che ti capitano cose che in Italia non osavi
nemmeno immaginare. Per esempio collaborare ad un programma in una
radio commerciale.
Da qualche mese, ogni quindici giorni,
indosso i panni dell'esperto di ecologia, in un programma di
divulgazione di notizie e consigli prodotto da una nota radio locale.
Vado allo studio in autobus, con la mia
brava cartellina di cartone sotto il braccio la quale contiene le informazioni
più importanti del mio intervento.
Il look che scelgo per l'occasione è
sobrio, camicia, pantaloni, stivaletti da cowboy. I capelli un po'
lunghetti creano quel minimo di disordine necessari per passare da
persona originale.
In autobus dalla radio dell'autista si
ascolta, volenti o nolenti, il programma del mattino: un misto di
auguri e di buon giorno o meglio di buenos dias, notizie, chiamate
telefoniche da parte del pubblico e musica pop latina.
Il locutore ha una voce giovanile di
quelle che tirano su; ride spesso. Non dice cose particolarmente
brillanti o intelligenti perché non è lo scopo del suo programma;
lui è incaricato di tirare giù la gente dal letto e farle compagnia
mentre va al lavoro, nient'altro.
Arrivato in centro mi reco alla
stazione radio, cerco di essere sul posto quindici minuti prima
dell'inizio del programma. Le prime volte, il nervosismo mi faceva
giungere anche con un'ora di anticipo. Lo studio è al secondo piano.
Salendo le scale, si arriva ad un'anticamera con divani rossi che
ricorda la sala d'aspetto di uno di quei dentisti che si fanno pagare
tanto: divani rossi, piante di ficus e riviste.
A volte, seduti ad aspettare, si
incontra qualcuno; la maggioranza è gente strana: artisti che
aspettano di poter andare a promozionare il loro ultimo lavoro,
predicatori, personaggi del sottobosco della politica, professionisti
e qualche altro esponente dello zoo umano che non si riesce a
definire.
C'è uno sportello protetto da un vetro
dietro il quale una receptionist carina ti ascolta mentre gli spieghi
chi sei e, se il tuo nome risulta su una lista che ha sotto gli
occhi, preme un bottone che controlla l'apertura di una porta
scorrevole a vetri.
“Dario Anelli” dico “Vado con
Claudia (nome inventato)”.
Un sorriso e la porta scorre:
“Vvvvvvv!”
All'interno gli studi e gli uffici sono
delimitati da semplici pareti di vetro, il che permette di osservare
ogni attività; un tizio sorveglia una stampante laser che sputa una
quantità di fogli, due stanno chiacchierando vicino al distributore
dell'acqua, altri sono impegnati in chiamate telefoniche. L'ambiente
è fighetto, formale e odora di soldi; non ne ho frequentati molti.
Quasi tutti gli uomini indossano giacca, cravatta e mocassini di
cuoio.
Passo davanti allo studio e do
un'occhiata allo speaker che ascoltavo sull'autobus. E' solo nel suo
studio davanti al microfono. Non ha bisogno di regia, fa tutto da
solo. Parla a voce alta e, allo stesso tempo, preme i bottoni e gira
le manopole di una console. A differenza degli altri, veste una
maglietta nera con il logo della radio e un berretto con visiera. E'
un po' sovrappeso.
E' divertente vederlo
lavorare. Io però proseguo fino allo studio per le trasmissioni con
intervista, più grande, con un tavolo a ferro di cavallo, il logo
gigante della stazione radiofonica appeso alla parete e il vetro
attraverso il quale è possibile comunicare con i registi. C'è un
divano rosso vicino alla porta sul quale mi siedo ad aspettare
ripassando quello che dovrò raccontare ovvero curiosità sugli
alberi, cosa può comportare a livello locale lo spreco di acqua,
come farsi il compost in casa, e via dicendo.
Mentre aspetto, le segretarie, ragazze
selezionate prevalentemente per il loro aspetto fisico, sul quale
potete abilmente fantasticare, mi passano accanto rivolgendomi una
blanda occhiata estimatrice.
Marca della camicia? dei pantaloni?
delle scarpe? per caso il soggetto giocherella con il mazzo di chiavi
della macchina? che macchina è? Fanno il totale e decidono se vale
la pena salutare.
Anche l'amore ha bisogno di indicatori.
Cinque minuti prima dell'inizio del
programma arriva la presentatrice, la signora Claudia. Quarant'anni,
psicologa; la conduzione del programma rappresenta per lei il suo
secondo lavoro. E' un po' la star della situazione e si comporta da
tale. Tacchi alti, vestito corto, decolté, una quantità di
bracciali e collane, borsa in una mano e un bicchierone da mezzo
litro di una bibita che non ho mai capito cos'è nell'altra.
“Dario, querido.” Quando la
bacio faccio attenzione a non rovinarle il trucco. Lei non mi bacia
mai la guancia, preferisce baciare l'aria per non lasciarmi segni di
rossetto. Poi entra nello studio come se fosse casa sua e dispone
sulla scrivania, nella parte bassa, dove non si vede, Iphone,
palmari e altri aggeggi dalla dubbia utilità pensati da Steve Jobs.
Come sono arrivato lì, vi chiederete?
Beh, il destino.
Mesi fa un mio collega professore, che
collabora presso quella radio, mi aveva invitato al programma (il
tema era Roma) e la signora Claudia credo mi abbia notato.
“Sai”, mi disse quando la incontrai
per la prima volta: “Assomigli ad un mio ex fidanzato; era alto e
magro come te.” Feci il programma, ringraziai e me ne andai
contento dell'esperienza.
Mesi dopo il mio collega mi informò
che la signora Claudia era interessata ad uno spazio di ecologia e
che mi avrebbe contattato.
“Va beh” pensai. In Messico le
affermazioni di qualsiasi tipo vanno prese con grosse pinze di ghisa.
Invece qualche settimana più tardi la
signora Claudia mi chiamò al telefono dicendomi di presentarmi allo
studio. Lì ci accordammo che ogni quindici giorni avrei preparato
un pezzo di ecologia di sette minuti.
Mentre mi spiegava queste cose toccava
il mio ginocchio, forse per rassicurarmi che, lavorare nella
principale emittente di Aguascalientes, non era poi così difficile.
Così ebbe inizio la mia, diciamo, carriera nei
mass media.
Appena la signora Claudia raggiunge la
postazione, il regista le solleva i capelli per collocarle un
auricolare. Si accende la luce rossa e si comincia. E' un programma
in diretta e la cosa mi innervosisce un po'.
Prima di me c'è un sessuologo, dopo di
me segue una signora che parla di trattamenti di bellezza.
Il sessuologo spiega tutto sulla
pillola del giorno dopo, la libido e l'omosessualità mentre la
signora estetista mi chiede sottovoce come va chiamandomi “Muñeco
Güero”,
bambolo biondo.
Poi tocca a me.
“...e così anche oggi ci viene a
trovare il nostro amico italiano, il dottor Dario Anelli, benvenuto!”
Il programma è seguito principalmente
da casalinghe con un basso livello di istruzione quindi bisogna
parlare semplice. A semplificare ulteriormente ci pensa la signora
Claudia con le sue domande:
“E quindi Dario, devi sapere che qui
in Messico c'è un detersivo per i pavimenti che si chiama Pinol,
quanti pini si abbattono per produrlo?”
Sarebbe da mettere una mano sul
microfono e rispondere:
“Senti, ma pensi veramente che in un
detersivo che producono industrialmente ad ettolitri ci ficchino
dentro oli di pino?”
Invece bisogna dire.
“Che domanda interessante! Claudia,
lasciami dire che...”
Alla fine danno il mio numero di
cellulare. E' la ricompensa per l'intervento.
Se ci pensate non è male. Se sei
un'impresa e ti hanno ascoltato centomila persone, probabilmente ti
farai dieci o venti clienti.
Nel mio caso, invece, ignoti mi mandano
sms pensando che sia onnisciente:
“Vorrei produrre energia nel mio
domicilio, come faccio, quanto mi costa e quanto ci guadagno.”
Tutto sommato però è divertente, il
mio narcisismo si appaga, la curiosità sulle tematiche ambientali
si alimenta e mi tengo in forma. Poi magari un giorno mi chiama
qualcuno per offrirmi il lavoro della svolta... uhm... e perché no!
Grandioso. Ho avuto una breve esperienza in radio, anni fa, spassosa ma non così stravagante come la tua... Visti i contatti che hai avuto, Spero non ti chiameranno per sapere se l'acqua dello sciacquone gira in senso orario o antiorario! Dai dai dai, in bocca al lupo e al chupacabras! ;)
RispondiEliminabe un esperienza del genere qua era impensabile, non tanto per il fatto che tu non potessi andare in radio, a tuo modo sei sempre stato un "figo", ma parlare di ecologia, forse in una dimensione parallela, comunque mi fa piacere che ti sia capitata questa opportunità
RispondiEliminaGrazie Amici!
RispondiEliminaSeba dov'è il tuo blog? Sei troppo interessante per non averne uno! Apritene uno in blogger! E' facile! Vero Andrea?
ma che phigo!!! io ho sempre voluto fare radio, qui a Vienna c'è anche una radio aperta come radio Pop (anzi molto di più), ma alla fine lavoro sempre e non ho energie per proporre un programma. con un'amica pugliese avevamo elaborato solo il titolo, Cotoletta Salentina. ma poi siamo state prese dal turbinio del lavoro e non se n'è fatto nulla. tristesse!
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