Vivere all'estero significa affrontare
la quotidianità in un ambiente culturale differente dal proprio e,
la sensazione, è quella di vedere sfocato, un po' come quando
dimentico di mettere gli occhiali.
Non capisco al cento per cento il
perché di certe situazioni, perché la gente ride per alcune battute
e non per altre, perché alcuni aspetti da noi trascurabili qui hanno
una grande importanza e viceversa.
A volte, confesso, viene il mal di
mare, ma fa parte del gioco; quello che è certo è che si possono
imparare lezioni importanti.
Una potrebbe essere questa.
Immaginate due giovani; uno italiano e
l'altro messicano. Entrambi vivono le difficoltà del nostro tempo.
L'italiano (Marco Rossi) si barcamena
con la crisi economica, la gerontocrazia asfissiante, il precariato e
via dicendo. Vive giornate dure e le previsioni del futuro non sono
rosee, almeno secondo quanto riportato dai giornali.
Anche il messicano (Jesus Lopez
Medina), coetaneo di Marco Rossi, deve far fronte alla povertà, al
suo scarso livello di istruzione e, mettiamo, abbia già una moglie e
un figlio. Non conosce le previsioni del futuro fatte dagli esperti
perché qui i media trasmettono notizie di tutt'altro genere,
nonostante ciò sa che dovrà sbattersi tutta le vita senza garanzie
per mantenere se stesso e la sua famiglia.
Ora, nella nostra storia, i due giovani
escono di casa e finiscono ad una sagra.
Qui in Messico la sagra di paese si
conosce come “Baile”, il ballo. E' un evento organizzato in uno
spiazzo nella polvere dove si balla, si beve, si conoscono ragazze e,
quando qualcuno fissa negli occhi qualcun altro per più di due
secondi, si ode, sopra la musica il corrispettivo spagnolo di: “E
tu, che cazzo guardi?” e scoppia la rissa.
Marco Rossi, l'italiano, si avvicina
alla pista da ballo già gremita di ragazzi e ragazze che si agitano
a ritmo e si blocca pensando:
“Caspita se avessi un buon lavoro,
probabilmente avrei anche una buona macchina e un vestito decente,
soldi in tasca per offrire da bere agli amici. Conoscerei senz'altro
un locale tranquillo e raffinato per portarci dopo una di queste
ragazze. Magari avrei addirittura un appartamento mio per concludere
in gloria.” Poi scuoterebbe la testa amareggiato: “Però mi va
tutto male; lavoro part time, vivo con i miei, ho una Panda di terza
mano. Sono così sfigato che paio proprio sfigato. Lo ha detto anche
la televisione che noi giovani stiamo peggio, siamo praticamente
senza speranze. Colpa di tutti quei maiali dei politici, che hanno
fatto i loro comodi senza occuparsi, come dire, di politica...”
Rimugina così il nostro Marco Rossi
senza ballare. Magari si fa una birra o due guardando chi si diverte,
magari incontra qualcuno che conosce e sfoga il suo malcontento.
Infine, se ne torna a casa.
Jesus Lopez, il messicano invece sente
la musica dalla finestra di casa sua. Si infila jeans, una maglietta
e un paio di scarpe che considera migliori rispetto alla qualità
media del suo guardaroba. Chiama sua moglie la quale ha bisogno di
più tempo per farsi bella. Lasciano il bambino a una suocera o una
zia o un parente e vanno a piedi al Baile. Salutano chi conoscono,
entrano in pista e ci danno dentro.
Il messicano penserebbe qualcosa del
genere: “Pince vida, vita fottuta. Lavoro di merda, debiti e
preoccupazioni. Però stanotte c'è festa e me la godo tutta. Fino
all'ultima canzone. E quindi a ballare, a ridere, a salutar gente e,
se nelle tasche c'è qualche pesos, a bere birra. Dimentichiamo tutto
e stiamo allegri.”
Premesso che non tutti gli italiani
sono Marco Rossi e tutti i messicani Jesus Lopez, cosa possiamo
vedere?
L'italiano si concentra soprattutto
sulle preoccupazioni della vita senza rendersi conto che, allo stesso
tempo, la quotidianità gli offre ragioni per essere davvero allegro
e felice.
Il messicano pare invece più capace di
godere della vita anche quando questa è dura e grama.
Riconosciamolo, noi italiani siamo un
po' masochisti. Godiamo nel leggere articoli di giornale
catastrofici, amiamo il detto: “Mal comune, mezzo gaudio”, dal
dottore facciamo la gara di chi sta peggio e ci realizziamo nel
criticare cose e persone.
Fateci caso durante la prossima
conversazione con un collega.
In Italia, durante i mesi estivi, ero
solito rimanere alzato fino a tardi per godermi un po' di frescura.
Guardavo l'ultima edizione del telegiornale che mi informava in
maniera sintetica di tutte le tragedie consumatesi nel giorno e dei
pericoli che si prospettavano per l'indomani.
Spegnevo la televisione e aprivo
la finestra. La luna splendeva gialla nel cielo e si udiva il
frinire dei grilli: Cri! Cri! Cri!
Il mondo è davvero così brutto?
pensiamo tanto a come vivere, che ci scordiamo di farlo.
RispondiEliminaSì, a volte è molto semplice!
RispondiEliminaAnche gli orientali, specialmente quelli del sud-est asiatico, in particolar modo i thailandesi, spesso si comportano come i messicani...
RispondiEliminaLa risposta è già nella domanda... Facciamo i colti e parliamo di "analisi costi/benefici". Che il mondo stia andando a ramengo non è una novità. Che senso ha arrovellarsi il cervello con elucubrazioni spaventose perdendo quello che la vita ci sta offrendo in quel momento? Domani verrà un terremoto? Io fino ad ogggi me la sono goduta.... Perché mi devo sforzare a vedere un futuro che i miei predecessori non sono riusciti a costruire? L'unica cosa che posso fare, domani, cercare di lasciare ai miei discendenti qualcosa di positivo. Sarà una goccia nell'oceano ma intanto è qualcosa che si muove. NON BISOGNA PENSARE, MA FARE.....
RispondiEliminaSono d'accordo.
EliminaGuardiamo sempre al passato o al futuro senza mai vivere il presente....
RispondiEliminaVivo a Guadalajara e mia moglie e' di Zacatecas. Spesso andiamo a trovare i suoi genitori. La prossima volta che andiamo, passando da Aguascalientes, ti invito un pranzo, ci stai?
Sono un fan della tua pagina di FB Mi trovi con il nome di TUTTO PIZZA GDL
ciaooooo!!!
D'accordo! E un giorno mi piacerebbe visitare Guadalajara! :-)
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