La scuola superiore dove do lezione di
biologia ed ecologia ama i maestri stranieri perché, contrattandone
qualcuno, può scrivere sul manifesto pubblicitario: “sistema di
educazione di qualità europea” e ai genitori pare vada bene così.
Ci mettono circa cinque mesi a rendersi conto che sono tutte palle e
ritirare i loro figlioli.
Durante il colloquio di assunzione mi
era stato detto che la scuola già contava con un maestro britannico.
Pensavo fosse, come me, un giovane europeo, scappato dal vecchio
continente alla ricerca di un po' di senso della vita.
Però non si trattava di un giovane,
bensì di un uomo maturo, sulla cinquantina, capelli folti e grigi e
un volto dai tratti delicati, quasi femminili. Indossava un paio di
pantaloni casual e la giacca di una tuta sportiva. Si chiama Robert,
nome inventato.
Quando mi incontrò mi parlò in
inglese e mi fece qualche domanda di circostanza. Con i messicani
presenti però si rivolgeva in un ottimo spagnolo con un accento
marcato tipo Ollio e Stanlio.
Ci incontravamo spesso a scuola durante
il cambio dell'ora e ci scambiavamo qualche parola. Un giorno gli
chiesi come era finito in Messico.
Vent'anni fa, mi disse, era giunto in
Messico, precisamente a Città del Messico con il proposito di
imparare la lingua e distrarsi un attimo. Non specificò da cosa
volesse distrarsi.
Condusse una vita leggera ed errante
nella capitale fino a dar fondo ai suoi risparmi. Così dovette
cominciare a lavorare. Nel frattempo si fidanzò con una ragazza
messicana, si sposò ed ebbe figli.
Quando finalmente realizzò che la
parentesi messicana si poteva considerare conclusa invitò la moglie
a visitare l'Inghilterra con il fine di trasferirvisi, ma lei, donna
di deserto, nelle nebbiose e umide brughiere inglesi proprio non ci
si trovava.
Robert inoltre realizzò che, dopo
quindici anni di Messico, sarebbe stato per lui difficile reinserirsi nel
mondo del lavoro del suo paese. Al massimo avrebbe potuto insegnare
inglese agli stranieri ma, mi disse, è un lavoro mal pagato con il
quale difficilmente avrebbe potuto sostentare la sua famiglia.
Così se ne tornò in Messico sapendo che nel
suo paese natale non vi avrebbe più fatto ritorno.
Non per questo però è giù di corda,
anzi. Come tutti gli inglesi che ho incontrato anche Robert affronta
la vita con senso dell'umorismo. Tutto ai
suoi occhi diventa surreale e buffo ma allo stesso tempo affascinante
e di grande interesse.
Ama vivere bene però, i suoi, sono i
lussi più autentici. Gli piace pranzare in famiglia, fare
passeggiate, andare in campeggio con i suoi figli.
Una volta mi chiese: “Posso farti una
domanda personale?”
“Certo.” Risposi.
“Sei felice qui?” Che strana
domanda. Mi chiesi se, in quei giorni, mi stessi presentando a scuola
con una faccia particolarmente buia. Risposi che c'erano aspetti
nella mia nuova vita da aggiustare ma altri
che andavano molto bene.
Robert annuì. Non seppi mai la ragione
di questa domanda, forse voleva fare un confronto con la sua
esperienza di espatriato.
Incontrare Robert a scuola è una delle
piccole fonti di gioia che mi regala il Messico.
Ci scambiamo opinioni sugli studenti,
sul tempo, su dove comprare una buona bicicletta o la località da
visitare nel prossimo viaggio.
Durante i rari giorni nuvolosi Robert è
raggiante.
Esclama: “Ah! Finalmente un po' di
cielo inglese!”
Le tue narrazioni sono degne di un libro, magari quando sarai un po' più vecchiotto o rasenterai i tre lustri in Messico potrai pubblicare la raccolta intitolata ovviamente "dalle foreste messicane".
RispondiEliminaE' quasi surreale, da come lo racconti, questo Robert, fa una domanda, ascotla la risposta e via... sinceramente non sarei capace ad intavolare una discussione di questo tipo con qualcuno. Fortunatamente nella scuola dove lavoro siamo moltissimi stranieri, italia, portogallo, angola, francia, cuba, russia, cina, giappone, stati uniti, albania, germania e pensa un po'... c'è pure qualche messicano.
E' sempre un piacere leggerti, a presto!
Grazie per i complimenti.
EliminaRobert è una forza. Purtroppo al cambio dell'ora non abbiamo tempo per conversazioni più lunghe, per questo ci limitiamo a qualche rapido scambio di vedute.
Che bella università deve essere la tua!
Wow! senza parole, mi piace il tuo modo di scrivere, veramente sei un poeta. Complimenti!!! :D
RispondiEliminaMa grazie! :)
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